Nerone: Duemila anni di calunnie by Massimo Fini

Nerone: Duemila anni di calunnie by Massimo Fini

autore:Massimo Fini [Fini, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, Ancient, Rome, Architecture, Ancient & Classical, Art, Europe, Italy, Essays, Biography & Autobiography, Political
ISBN: 9788831735292
Google: 4GG2n5kliMoC
editore: Marsilio Editori
pubblicato: 2013-06-17T22:00:00+00:00


tempo prima il cavaliere Giulio Denso era stato denunciato perché sospettato di complottare per portare Britannico sul trono. Quale migliore occasione per sbarazzarsi per vie legali, e quindi in modo «pulito», del fratellastro o, quantomeno, per preparare un terreno favorevole al delitto? Invece Nerone rigettò la denuncia. Non volle nemmeno riceverla.

Tutto quindi sembra escludere che Nerone abbia ucciso Britannico. Cosa del resto negata anche dalle fonti antiche non romane, e quindi meno ostili all'ultimo discendente dei Giulio-Claudii, come Plutarco il quale, pur facendo una bella lista dei delitti dell'imperatore, non nomina l'avvelenamento di Britannico, e come il giudeo Flavio Giuseppe. Con tutta probabilità Britannico morì per un aneurisma, come a volte succede nelle crisi epilettiche: i sintomi descritti dalle fonti corrispondono. II ragazzo soffriva di «mal caduco» da sempre ed era di costituzione debolissima (il padre lo aveva generato quando era già anziano).Era stata probabilmente questa la ragione per cui Claudio, pensando alla successione dell'Impero e avendo poca fiducia nel futuro del figlio, lo aveva di fatto sacrificato adottando Nerone. Ma se proprio si vuol vedere nella morte di Britannico un delitto è altrove che bisogna cercare. In quei primissimi mesi di regno la lotta, spietata, per il potere si svolge fra Agrippina e Seneca, Nerone è ancora un personaggio secondario che i due pensano di poter manovrare a piacimento. E sia Agrippina che Seneca hanno qualche motivo per eliminare Britannico. Ben più scafati del giovane Nerone sanno che se Britannico, per la giovanissima età, non rappresenta ancora un pericolo, lo potrebbe diventare in futuro. Inoltre ognuno dei due (più Agrippina che Seneca, perla verità) può temere che l'altro strumentalizzi il figlio di Claudio ai suoi danni. E sia Agrippina che Seneca non erano nuovi al delitto, poiché erano stati complici nell'assassinio di Claudio. Ma, naturalmente, anche per loro valgono le obiezioni esposte ai punti 4, 5, 6, 7. Il potere di Agrippina, dopo l'ascesa di Nerone, fu di breve durata ma immenso. La madre dell'imperatore contava più dell'imperatore, anche ufficialmente. Ce lo dice, ancora una volta, la monetazione. Le monete emesse fra il 4 e il 13 dicembre del 54 riservano un lato alle teste affrontate di Agrippina e Nerone, uno dei due lati reca il nome e i titoli di Agrippina, l'altro quelli di Nerone, ma il nome e i titoli di Agrippina compaiono sul dritto mentre quelli di Nerone sono sistemati sul rovescio. Inoltre le designazioni di Agrippina sono al nominativo, come di regola per i sovrani, mentre quelle di Nerone sono al dativo, il che vuol dire che le monete sono dedicate a Nerone, ma emesse per conto di Agrippina. In questo periodo Nerone è completamente sotto il dominio della madre. La prima sera di regno la parola d'ordine che dà al capo delle guardie è «ottima madre». Agrippina, per meglio controllare gli affari di Stato, ottiene dal figlio che le sedute del Senato, invece che nella Curia, si tengano a Palazzo dove, nascosta dietro un paravento, può seguirle «in diretta». Ciò fu causa tra l'altro di un incidente protocollare che poteva avere sede conseguenze.



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